sabato 17 gennaio 2009

Una bambina senza piedi


Per un momento suppongo che il mio cuore abbia avuto un sussulto oppure credo si sia fermato per un istante o più.
Anche nelle mie vene il sangue sembra aver subito un abbassamento della temperatura, visto il brivido che mi ha attraversato la schiena.
Il cuore il mio organo generatore di vita è stato pervaso da un sentimento di disprezzo, anche lui ha capito.
Un sentimento di disprezzo e dolore per quanto accade oggi 17 Gennaio 2009.
I miei occhi hanno puntato dritto all’immagine, il mio sguardo ha compenetrato e sottoposto ai raggi X quella foto per estrarne tutti i dettagli.
Una bimba, la gioia di quei genitori sfortunati di vivere e morire a Gaza, distesa tra le braccia di un uomo forse il papà, colpita e dilaniata da qualche ordigno destinato ai maledetti uomini di Hamas persecutori della propria gente.
Il suo vestito viola indossato per rendere una triste giornata di guerra un po’ più colorita è tutto intriso di sangue, che ne spegne la sua colorata vivacità.
Il suo viso da angelo che ha raggiunto la pace eterna, coperto del proprio sangue ancora caldo ed ormai fermo sulla sua pelle.
Il suo bellissimo corpicino di bimba figlia di un uomo e di una donna palestinese, moncato dalle ginocchia in giù, senza appello e possibilità di tornare a correre.
Un lembo di un piede penzolante opera di macellai o assassini, fino a qualche ora prima esprimeva tutta la gioia di vivere in una corsa verso la libertà di essere bambini, anche in un posto di guerra.
Dettagli crudeli, inguardabili, intrisi di sangue e devastazione, dolore e dannazione per quanto viene giù dal cielo.
Si perché dal cielo non cadono solo le stelle nelle notti d’estate, ma anche le dannate bombe cariche di devastazione.
Nel cielo non passano unicamente il sole, la luna e le stelle, ma anche quegli stramaledetti bombardieri dell’aviazione israeliana.
Ma i bambini di Gaza continuano a correre e giocare come di loro competenza.
Non hanno nei loro pensieri l’odio per un altro uomo o la volontà di sopraffazione verso un altro bambino.
Ma qualcuno di questo non se ne cura.
Le bombe, i missili, le mitragliatrici, non guardano in faccia a nessuno.
300 o 400 bambini trucidati dalle bombe sono troppi, ma anche 1 soltanto è un azzardo, è il risultato di un’assurda volontà di sopraffazione verso l’uomo che non porta a nulla, e non gioverà ad alcuno.
Quanti genitori trafitti dal dilaniante dolore della guerra per la perdita di un figlio dovremo ancora avere?
Avete mai pensato di essere in grado di sopportare il dolore per la perdita di un figlio a cui è stata volontariamente tolta la gioia di vivere?
Qualcuno crede ancora che questa sia la soluzione finale delle liti tra Israele e Palestina?
Nelle strade di Gaza sta ‘sbocciando’ solo odio verso l’altro popolo d’Israele.
Si stanno acuendo i rancori che anche l’uomo più pacifico aveva messo a chetare, ma che la perdita di un figlio farà certamente rigenerare nel proprio conscio.
Odio e dolore generano anch’essi odio, nulla di diverso.
Una catena senza fine che porterà per anni tristezza e disperazione tra i due popoli in combutta e con vasta contaminazione degli animi in tutto il medio oriente e nel mondo intero.
Ai bambini gioia delle nostre vite, pensiamo anche a loro e per una volta ancora, fermiamo questa guerra che sta inondando di sangue Gaza ma tutto l’occidente che per ora rimane a guardare.
Scusate ma non è solo retorica è il brevissimo costrutto di un sentimento che vuol fuggire dal mio cuore.
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