Sin dai primi anni ’80 una guerra fratricida si combatte nel cuore dell’Africa generando in questo lungo trascorso uno dei più pesanti disastri umanitari della storia.
In questa questa regione il territorio è costituito da deserto a nord, montagne al centro e savana a sud, caratterizzandolo come un territorio povero per ogni attività agro alimentare.
Le popolazioni di questa regione sono per il 60% di origine musulmana e costituite da molteplici gruppi etnici dislocati sul territorio.
Nel centro della regione sono stanziate le etnie animiste Fur, Masalit, Berti,Bargu, Bergid, Tama e Tunjur che vivono principalmente di agricoltura e pastorizia, nel nord del paese sono presenti i gruppi etnici musulmani Zaghawa e Bedeyat essenzialmente popolazione nomade e errante nel deserto ed allevatori di bestiame da pascolo e cammelli.
L’inizio di questo conflitto etnico ha avuto 2 principali cause che agli inizi degli anni ‘80 hanno fatto da detonatore all’esacerbazione del conflitto.
Il primo evento è scaturito dalle tensioni storiche tra le due principali etnie della regione, gli Zaghawa di origine musulmana ed i Fur popolo che dà il nome alla regione (Darfur = dimora dei Fur), antagonisti da sempre che in quegli anni si rivaleggiarono con le prime guerriglie fratricide .
Ad alimentare ulteriormente questo conflitto furono i venti di guerra portati dai guerriglieri ed i profughi provenienti dalla guerra in atto nello stato del Ciad confinante con questa regione.
Il secondo fattore scatenante fù, a partire dal 1984 fino ad oggi, l’intensificarsi di fenomeni di siccità causata dalla continua diminuzione delle piogge che impoverendo i già esigui raccolti dell’agricoltura ne hanno quasi eliminato i pochi benefici. A deteriorare ulteriormente la già impoverita agricoltura furono fenomeni di devastazione alle coltivazioni portati da infestazioni parassiti.
Di fronte a questi eventi il governo di Kartoum sin da quegli anni fallì l’opera di fronteggiare la catastrofica situazione sociale ed economica che colpì la popolazione del Darfur che prosegui negli anni a venire, facendo inoltre mancare alle popolazioni impiegate in agricoltura necessarie fonti di sostegno e supporto economico.
Già da metà degli anni ’80 fino agli anni ’90 il gruppo dei Fur ha sempre denunciato violenze e persecuzioni indicandone responsabile il loro gruppi rivali incoraggiati ed armati dal governo centrale di Kartoum.
Questa pesante situazione sociale, economica e sanitaria ha spinto la popolazione maschile in particolare ad abbandonare la regione per trovare impieghi più fruttuosi altrove abbandonando donne e bambini nei villaggi.
Il conflitto riprese vigore a partire dal Febbraio 2003 quando il nuovo movimento FLD (fronte di liberazione del Darfur) questa volta formato dai Fur riunitosi insieme a parte del gruppo Zaghawa, decise di ribellarsi alle sopraffazioni dell’esercito di Kartoum che si presentava nelle spoglie delle milizie a cavallo denominate Janjaweed. Costoro per anni sono stati artefici di violenza e barbarie portate alla popolazione con l’appoggio del governo centrale per tentare di sopraffare i gruppi rivoluzionari del Drafur.
Da quella data in avanti una serie interminabile di scontri e vere situazioni di guerra si sono succedute nelle località di Golo, al Fashir, Kutum, etc. fino ad arrivare ai giorni nostri.
Nel 2004 si arrivò vicino ad una tregua tra il governo del Sudan e i vari movimenti rivoluzionari ma anche qui alcuni gruppi non firmarono il trattato che prevedeva il fermo delle ostilità, facendo così saltare l’accordo e riavviare le azioni di guerra.
Altro accordo di pace sottoposto alle parti nel Maggio del 2006 e supervisionato da Stati Uniti ed Unione Africana, fu sottoscritto dalle parti, ma anche qui a partire da Agosto di quell’anno riprese il conflitto mietendo vittime fino ad oggi.
In questi 25 anni di guerra la nazione, ma in particolare questa regione del darfur, sono state dilaniate dalle morte, dalle violenze su donne e bambini, dalla distruzione di intere etnie.
L’impotenza dello stato centrale ad affrontare l’ormai incontrollata situazione delle regioni in guerra, ha portata ad uno stato di anarchia assoluta dove si è consentito ai numerosi gruppi rivoluzionari di spadroneggiare e decidere della sorte di centinaia di migliaia di esseri umani.
Ad oggi fonti ufficiali stimano che il conflitto abbia generato direttamente o indirettamente circa 300.000 morti, addirittura qualcuno stima 450.000 morti.
Gli sfollati si aggirano sui 2, 5 milioni di persone residenti nel Sudan emigrati nelle regioni e nazioni circostanti.
La concomitanza della siccità, della scarsità di cibo e della carestia che ha raggiunto gran parte della regione ha creato gravi emergenze sanitarie per gli sfollati presenti nei campi profughi esistenti, creando anche lì realtà allucinanti al di fuori di ogni estrema ratio.
Il governo di Kartoum incapace di arginare una catastrofe di carattere mondiale, forse la più grande della storia si è reso partecipe dell’accaduto come attore primario del genocidio in atto, assoggettandosi ai gruppi rivoluzionari musulmani.
Le forze di sostegno alla grave situazione del Paese inviate ufficialmente dall’Onu sono di gran parte fornite dall’Unione Africana che con circa 7.000 uomini non riescono ad arginare le violenze in atto nel paese.
Da parte degli enti umanitari governativi e non governativi presenti nel paese (Unicef, Croce rossa internazionale, etc), si cerca quotidianamente di portare sostegno economico, sanitario, umanitario alle popolazioni colpite.
Ad oggi questi aiuti umanitari fanno grossa difficoltà a raggiungere le popolazioni in quanto molte aeree del Darfur e del Sudan sono ancora sotto lo scacco della guerra civile.
Vista l’imponenza e la gravità della situazione sanitaria ed alimentare questi aiuti risultano totalmente insufficienti a soccorrere le popolazioni e coprire l’ampio raggio raggiunto dalla guerra e dalla calamità.
Dati dell’Unicef riportano di circa 75 bambini sotto i cinque anni che ogni giorno perdono la vita per infezioni e malattie.
Finalmente a Luglio del 2008 il tribunale internazionale dell’Aja presentando i dati di un’inchiesta sul conflitto del Darfur ha formulato i seguenti capi d’accusa verso il presidente sudanese Omar al-Beshir: genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra nella regione.
Cosa potrà portare questo intervento tradivo e di poca efficacia per le popolazioni bisognose di tutt’altro supporto?
Di fronte ad una tragedia di questa portata, il resto della comunità internazionale, tra cui Stati Uniti ed Unione Europea non hanno mai realizzato interventi concreti di sostegno alla popolazione del Darfur.
Mi chiedo allora il perché ci si incaponisca a mantenere vivo così a lungo un intervento di peace-keeping in Afghanistan o Iraq, mentre una situazione umanitaria contingente dieci volte più disastrosa non meriti un intervento forte da parte delle nazioni occidentali.
Questa purtroppo non è una zona che strategicamente possa dare vantaggio di alcun genre a qualcuno, in quanto probabilmente qui non ricadono interessi economici rilevanti.
E’ triste ristringere la conclusione ad un così limitato pensiero ma la realtà oggi è questa.
Milioni di vite umane non valgono più o quanto il controllo del petrolio?
Forse per qualcuno no!
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